Parassitosi intestinali

Amebiasi

Si intende per amebiasi la presenza nell’organismo umano di Entamoeba histolytica, indipendentemente dalla comparsa di manifestazioni cliniche. Il termine infezione amebica indica la presenza di questo parassita nel lume intestinale con emissione di cisti senza lesione dei tessuti; la malattia amebica è invece caratterizzata dall’invasione della parete intestinale ed eventualmente di altri organi. Entamoeba histolytica è l’unica specie del genere Entamoeba in grado di invadere la parete intestinale e provocare disturbi intestinali o extraintestinali, è un trofozoita mobile per la presenza di pseudopodi generalmente unidirezionali. Nel citoplasma possono osservarsi batteri fagocitati ed eritrociti. Il suo ciclo evolutivo inizia con l’eliminazione delle cisti con le feci. Queste possono sopravvivere a lungo all’esterno a temperature intorno ai 15°C per almeno 12 giorni, nelle acque alle stesse temperature per parecchie settimane. Una volta ingerite, si sviluppano a livello del colon dopo aver superato la barriera acida dello stomaco. Ogni cisti da origine a 4 trofozoiti che si moltiplicano per scissione binaria fino al momento in cui incontrano condizioni esterne sfavorevoli alla loro moltiplicazione , costituite essenzialmente dalla disidratazione della massa fecale. Nelle feci dissenteriche in cui tale disidratazione evidentemente non si verifica, le amebe si presentano in forma di trofozoiti. La malnutrizione, la gravidanza, l’allattamento e l’immunodepressione così come l’ essere bambini o anziani, si associano a quadri clinici di particolare gravità. L’uomo contrae l’infezione per ingestione di alimenti o di acque contaminate con cisti eliminate con le feci da un portatore o da un soggetto sintomatico. Alimenti particolarmente a rischio risultano le verdure crude ed i cibi manipolati a lungo. Le manifestazioni cliniche dell’amebiasi possono essere molto varie. Si distinguono: l’amebiasi intestinale e l’amebiasi extraintestinale. L’amebiasi intestinale non invasiva l’infezione è pressocchè asintomatica, si presenta con incremento dei movimenti peristaltici, dolorabilità, diarrea intermittente ad andamento cronico. Diverso è il caso dell’amebiasi intestinale acuta, nota anche come dissenteria amebica, caratterizzata da anoressia, meteorismo e diarrea apparentemente banale. Nel volgere di 1-2 settimane compaiono evacuazioni ripetute (10-20 al giorno) di materiale fecale misto a sangue e muco. Coesistono dolori addominali aggravati dalla palpazione e nel 50% dei casi tenesmo rettale. Il fegato può essere aumentato di volume e dolente. Non compaiono segni di disidratazione. La VES risulta modicamente aumentata, non si osservano leucocitosi o eosinofilia significative. La cosiddetta colite fulminante, rara, può manifestarsi nei soggetti malnutriti, durante la gravidanza o negli individui immunocompromessi. Ha elevata letalità ed è caratterizzata da febbre, leucocitosi, diarrea muco ematica profusa, disturbi dell’equilibrio idro-salino, ipotensione e dolori addominali, non è infrequente la perforazione intestinale. Il megacolon tossico è una complicanza dell’amebiasi intestinale acuta spesso dovuta all’inappropriata somministrazione di corticosteroidi. Il riconoscimento clinico precoce è importante perchè la terapia medica si dimostra inefficace, l’unica possibilità di trattamento consiste nella colectomia. Pazienti che presentano un’amebiasi acuta con pochi sintomi, non trattati, possono migliorare spontaneamente ed andare incontro ad episodi ricorrenti di diarrea mucosa, perdita di peso, meteorismo e dolore addominale, che possono simulare sia clinicamente sia radiologicamente una colite ulcerosa o una malattia di Crohn. Le coprocolture spesso risultano negative specie se effettuati dopo terapie antibiotiche o antidiarroiche o esami baritati. La presenza di anticorpi anti-ameba nel siero indirizza verso la diagnosi esatta.